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VAMPIRI ZOMBI E LUPI MANNARI

Godetevi il video di questa spettacolare mostra.

venerdì 1 agosto 2014

MILANO AMA MARILYN... NUOVI ARRIVI IN MOSTRA



Marilyn è, forse, la diva con il maggior numero di fan al mondo e, proprio grazie a questi fan, collezionisti e infaticabili cacciatori di “reperti” e memorabilia l'evento di Fermo Immagine si è arricchito di pezzi decisamente rari.
Provenienti dalla collezione di Tony Gualtieri saranno esposte 25 riviste italiane (da Oggi a Sorrisi e Canzoni, da Le Ore a Visto, da Epoca a Tempo) che a partire dai primi anni Cinquanta fino a quel fatidico 1962, le hanno dedicato articoli e copertine: un viaggio alla scoperta di come gli italiani hanno imparato a conoscerla.



Ma non è finita: sarà, infatti, possibile ammirare, solo nella giornata di sabato, un rossetto appartenuto a Marilyn Monroe.



Questo pezzo proviene dalla ricchissima collezione di Gianandrea Colombo che metterà in mostra anche una selezione di materiali legati al film  "Gli Spostati": ed ecco allora, per esempio, dei "contact sheets" (dei provini fotografici), che includono delle immagini non pubblicate, proveniente dall'archivio Magnum realizzati da fotografi del calibro di Eve Arnold.


LA POESIA DI MARILYN A FERMO IMMAGINE



Una mostra e un incontro per ricordare Marilyn Monroe nell’anniversario della morte: 
i suoi film, la sua poesia, i suoi segreti

Quando?
Sabato 2 e domenica 3 agosto 2014

Dove?
FERMO IMMAGINE - Museo del Manifesto Cinematografico di Milano - Via Gluck, 45 – Milano




Marilyn amava la poesia, amava leggerla e amava scriverla, ecco perché la mostra propone la lettura e l’ascolto delle “sue” poesie.
“Quel che ho dentro nessuno lo vede ho pensieri bellissimi che pesano come una lapide. Vi prego fatemi parlare”, non è che uno dei versi trovati dopo la sua morte sfogliando le sue carte, le sue agende e i suoi diari. Poesie delle quali si vergognava: “Di tanto in tanto faccio delle rime ma non prendetevela con me. All'inferno, so benissimo che non si vende; quel che voglio dire è quel che ho in testa. Dipingere i piatti, dipingere i desideri con i pensieri che volano via prima che muoia e pensare con l'inchiostro”. Erano poesie che scriveva di nascosto, quasi volesse liberarsi dell'immagine che si era costruita, “Il mio involucro invecchia ma io devo ancora nascere”, e che erano, forse, il tentativo di ritrovare la felicità della bimba “infelice” che era stata: “Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo, trentacinque anni con i capelli tinti, trentacinque anni con un fantoccio. Ma io non sono Marylin io sono Norma Jean Baker perché la mia anima vi fa orrore come gli occhi delle rane sull'orlo dei fossi?”
Eppure quella Marilyn, consapevole di essere intrappolata in una gabbia dorata: “Sono orribile ma datemi tempo mi truccherò la faccia ci metterò sopra qualcosa di splendente e sarò di nuovo Marilyn Monroe”, che voleva essere Norma Jean era poesia allo stato puro. E non solo perché le sue forme erano rime perfette o il suo muoversi  rappresentazione dell'armonia. La sua vita era stata, incurante della sintassi e dell'ortografia, una infinita licenza poetica.











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