Le cose non andarono in questo modo. Anzi, al contrario gli sceriffi erano spesso banditi assoldati per contenere la violenza usando le colt, la cavalleria era comandata da macellai, i mandriani era sporchi e violenti, gli indiani sovente vittime. Ma neppure gli indiani, nella realtà storica, potevano essere paragonati ai "buoni selvaggi" di Rousseau. Erano uomini abituati alla brutalità della natura e della vita nomade. Spesso solo predoni come la maggior parte degli Apache.
Solo con la stagione, ben definita da Tullio Kezich, del "western maggiorenne", Hollywood rimise a posto le lancette della storia. E allora finalmente le città risultarono melmose e puzzolenti, i duelli, brutali sparatorie a distanza ravvicinata, con le pistole (imprecise) che sparavano proiettili calibro 44/40 e finalmente provocavano ferite grandi come crateri.
Per sapere chi furono davvero Bufalo Bill, Cavallo Pazzo, Toro Seduto, Wyatt Earp, Calamity Jeane e il Generale Custer? Furono davvero gli eroi raccontati dal cinema? abbiamo inviato Andrea Bosco, appassionato di West in tutte le sue declinazioni che con Domenico Rizzi ha firmato il completissimo saggio I Cavalieri del West (Le Mani Editore), che svela tutti, ma proprio tutti, i segreti del Mitico West tra storia, cronaca, leggenda e invenzione cinematografica.
L'incontro, che si terrà sabato 5 ottobre a partire dalle16,30, è accompagnato da una mostra dimanifesti dedicati al western... ma non solo: per ricordare Giuliano gemma, la mostra, intitolata "Ciao Ringo", proporrà una ricca selezione dei più bei film di questo attore che ha legato il suo nome ad alcune pellicole western più famose
IL LIBRO
Andrea Bosco, che si è occupato della parte cinematografica, e Domenico Rizzi, che ha indagato quella storica, con "I Cavalieri del West"ci consegnano l'affresco di tredici personaggi storici, da Cavallo Pazzo a Geronimo, da Buffalo Bill a George Armstrong Custer, da Billy the Kid a Jesse James a Wyatt Earp che hanno determinato il Mito del West. E' un saggio senza "sconti": la Storia contrapposta alla Leggenda confezionata da Hollywood. Un omaggio proprio a Tullio Kezich che prima dell'autunno del genere western aveva redatto note basilari, in un suo saggio, utili per un successivo libro (al quale Andrea Bosco avrebbe dovuto collaborare) che non vide mai la luce.
Kezich indagò per primo quanto gli americani si rifiutavano di indagare. Per primo pienamente comprese la complessità del genere, sulla via condivisa con Bazin e Riepeyrout.
L'AUTORE
Andrea Bosco, veneziano trapiantato a Milano dal 1973. Laurea in Storia del Risorgimento all'Università di Padova. Inizia come collaboratore del Gazzettino. Successivamente come corrispondente dal Veneto (calcio e basket ) per il Guerin Sportivo diretto allora da Gianni Brera. Poi come redattore alla Gazzetta dello Sport diretta da Gualtiero Zanetti e in seguito al Corriere d'Informazione con Gino Palumbo.
Nel 1977 passa ai Periodici Rizzoli: periodo culminato con la cura della "Storia della Repubblica" a fascicoli scritta da Giorgio Bocca. Alla fine dell'84 approda al Giornale diretto da Indro Montanelli. Nel 1990 entra alla Rai di Milano. Vi rimane vent'anni lavorando per il Tg regionale (negli ultimi sei anni come Caporedattore del settore cultura) e per il Tg2. Per 15 anni ha condotto l'edizione serale del Tg della Lombardia. Ha inventato la rubrica di novità letterarie "Prova d'Autore (andata in onda per vent'anni). Ha realizzato decine di dossier per il Tg2 e per il settimanale Europa, fatto centinaia di "dirette": le più importanti per la "prima" della Scala e per sette edizioni al Festival di Sanremo. Dal 2010 è in pensione. Oggi collabora con il Corriere della Sera come opinionista sulla prima pagina di Milano. Ha una rubrica "L'imboscata" su Tuttosport. Ogni anno tiene un corso di specializzazione sul linguaggio della comunicazione all'Università Cattolica di Milano. Per il gruppo Telemilano ha inventato la rubrica letteraria "La banda del book". Ha scritto: "Quei due: Brera e Rivera", "Carosio: una voce in campo", "Fiori di Henry", "Indiani", "I castelli della Lombardia", "Benvenuti a Milano". Ha ideato a curato le mostre "Kit Carson e dintorni "dedicata a Rino Albertarelli e "Buena Vista" (con Elena Scantamburlo) sulla grafica cubana. Per alcuni anni ha animato il Festival "A qualcuno piace giallo" di Brescia. Ha scritto e rappresentato la scrittura scenica "Scoprendo Salinger".