lunedì 16 dicembre 2013

Goodbye Mr. Peter!


Noto al grande pubblico per aver interpretato il ruolo del protagonista nel colossal Lawrence d’Arabia, Peter O’Toole è stato un attore raffinato, sarcastico, mai sopra le righe, “britannico fin nel midollo come lo sa essere solo un buon attore irlandese”. Nato i Irlanda nel 1932, ma cresciuto a Leeds, si dedica dapprima alla carriera giornalistica decidendo in seguito di iscriversi alla Royal Academy of Dramatic Arts, specializzandosi in ruoli shakespeariani. Al cinema arriva nel 1960 con Il ragazzo rapito, mettendosi subito in luce per le raffinate doti interpretative che solo due anni dopo gli frutteranno il ruolo protagonista in Lawrence d’Arabia di David Lean.


Un “debutto” in grande stile che gli permette di scegliere con cura le parti da interpretare in futuro: impareggiabile Enrico II  in Becket e il suo re (1964) a fianco dell’amico Richard Burton, tormentato avventuriero in Lord Jim (1965), triplice angelo ne La Bibbia di John Huston (1967), comparsa fuggevole in James Bond 007 – Casino Royale (1967), spietato ufficiale nazista in La notte dei generali (1967), ruggente monarca in Il Leone d’Inverno a fianco dell’amica Katharine Hepburn (1968), delicato professore in Goodbye Mr. Chips (1969).




Dopo un periodo difficile passato a cercare di liberarsi dalla dipendenza dall’alcol, costretto ad accettare parti poco adatte al suo carattere, prima fra tutte quella di Zaltar nel polpettone fumettistico Supergirl – La ragazza d’acciaio (1984), torna protagonista sbalordendo pubblico e critica con un’intensissima interpretazione in L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci (1987). Anche se di minor pregio vanno ricordati due ruoli brillanti con cui O’Toole ha conquistato il pubblico più giovane: Peter Plunkett, anziano gestore di un albergo infestato dagli spettri in Hight Spirits - Fantasmi da legare (1988), e Sir Cedric Charles Willingham, flemmatico primo ministro inglese alle prese con l’educazione di uno scatenato sovrano “per caso” (John Goodman) nella strampalata commedia Sua Maestà viene da Las Vegas (1991). Ultimamente il pubblico l’ha visto tornare sul grande schermo in Troy di Wolfgang Petersen (2004), nella parte del vecchio Priamo, e in TV nel ruolo di Papa Paolo III nella serie I Tudors (2008). Impareggiabile il suo doppiaggio del critico Ego nel cartone Pixar Ratatouille (2007).



Costellata di grandi interpretazioni, sia in ambito brillante che drammatico, la carriera di Peter O’Toole è stata ingiustamente trascurata dagli Oscar: 8 nominations ma nessuna statuetta vinta! Nel 1963 la prima nomination arriva per Lawrence d’Arabia, ma il premio gli viene “soffiato” da Gregory Peck per il Buio oltre la siepe. Nel 1965 viene nominato per Becket e il suo re ma si vede portare via la statuetta da Rex Harrison per My Fair Lady. Nel 1969 torna candidato per Il Leone d’Inverno senza però riuscire a sottrarre l’immeritatissimo riconoscimento a Cliff Robertson per I due mondi di Charly.


Nel 1970 torna in nomination con Goobye Mr. Chips, ma è John Wayne a portargli via l’Oscar con Il Grinta, così come Marlon Brando glielo “ruberà” nel 1973 con Il Padrino. Nel 1981 la nomination gli arriva per Professione pericolo, ma Robert De Niro lo sorpassa con Toro scatenato. Le ultime due candidature risalgono al 1983 per L’ospite d’onore (vinto da Ben Kingsley con Gandhi) e al 2007 per Venus (vinto da Forest Whitaker per L’ultimo re di Scozia). Finalmente nel 2003 l’Academy gli assegna l’Oscar alla Carriera. Due anni fa, a causa della malattia, ha annunciato il suo ritiro dalle scene. E sembra di rivederlo, giovane attore sconosciuto ai più, avvolto nel suo caftano, abbronzato con gli occhi azzurri, in mezzo al deserto, nei panni del bel tenente inglese Thomas Edward Lawrence recitare la battuta: “Me ne vado Alì, perché sono arrivato alla fine di me stesso”.



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